Bianca Bianchi

insegnante, politica, scrittrice e, per hobby, pure pittrice, nasce a Vicchio il 31 luglio 1914 da Adolfo e Amante Capaggi. Nel paese mugellano, di cui è originario il padre – un fabbro di idee socialiste molto attivo a livello politico locale – trascorre i primi anni della sua vita, fino a quando, morto prematuramente il genitore, si trasferisce a Rufina, dove vivono i nonni materni. La scomparsa del padre, che avviene quando Bianca ha appena sette anni, rimarrà un evento traumatico che lascerà a lungo il segno nell’esistenza di questa donna combattiva. "In una breve stagione mio padre mi aveva regalato secoli d’amore” ; non solo, ma gli aveva trasmesso anche la passione per la politica e per il socialismo che, spiega alla figlia, vuol dire “amare i più poveri e fare qualcosa per loro”. Conseguita la laurea nel 1939, in piena epoca fascista, Bianca Bianchi inizia la sua attività di insegnante, prevalentemente nel nord Italia, Genova, Bolzaneto, Cremona. Siamo in piena epoca fascista e negli anni immediatamente successivi all’emanazione delle leggi razziali e la giovane insegnante desta subito più di una preoccupazione nelle autorità scolastiche – e non solo – per la sua attività didattica improntata all’insegna della libertà e dell’indipendenza: ad esempio, dà spazio nel corso delle sue lezioni alla storia, alla cultura ed alla civiltà ebraica, rigorosamente espunte dai programmi ministeriali. L’esclusione, per tali ragioni, dall’insegnamento la spinge ad accettare, nel dicembre 1941, la proposta di andare ad insegnare lingua italiana, presso l’Istituto Italiano di Cultura in Bulgaria, dove rimane circa sei mesi. Nel giugno 1942 rientra in Italia, prima a Rufina poi a Firenze, e all’indomani della caduta di Mussolini (luglio 1943), inizia la sua attività politica antifascista, che si concretizza in particolare nel promuovere azioni clandestine di volantinaggio, nel portare le informazioni ai diversi reparti partigiani, nel mantenere un minimo di contatto tra i combattenti alla macchia e le loro famiglie, nel rifornire di armi e munizioni i resistenti. A liberazione avvenuta si iscrive al PSIUP e collabora a giornali di carattere politico, come La difesa, Iniziativa socialista, Il socialismo toscano, del quale, nel 1947, ricopre anche la carica di direttore.                 In occasione delle elezioni del 2 giugno 1946 si presenta nel collegio di Firenze-Pistoia e viene eletta all’Assemblea costituente, riportando uno straordinario successo in termini di consenso e andando così a far parte del ristretto gruppo delle 21 donne deputate, su un totale di 556 membri.  Vive tra Firenze e Roma. All’interno dell’Assemblea Costituente ricoprì, insieme a Teresa Mattei, la carica di Segretaria di Presidenza. Intervenire in aula non le è affatto facile; anzi le richiede grande coraggio e tenacia, come lei stessa racconta in un suo libro. e' un diritto che le viene contestato in nome di regole politiche non scritte e, evidentemente, perché donna. Durante la sua partecipazione alla Costituente interviene sui problemi della scuola, delle pensioni e dell'occupazione. Nel gennaio del 1947 segue il gruppo di Saragat nella scissione di Palazzo Barberini che dà vita al nuovo partito PSLI, poi PSDI. Alle elezioni del 18 aprile 1948, viene eletta nel collegio di Catania e, come deputata, sottoporrà al dibattito e al voto del Parlamento proposte di legge sulla tutela giuridica dei figli naturali e sul riconoscimento della paternità, sui servizi assistenziali dei figli illegittimi. Il progetto legislativo incontra notevoli resistenze e sarà approvato solo nel 1953. Interrotta l'esperienza politica, dagli anni cinquanta si dedica allo studio dei temi dell'educazione e alla creazione della Scuola d'Europa di Montesenario, un istituto modello per ragazzi della elementare e media. Dal 1970 al 1975 è eletta consigliere comunale di Firenze nelle liste del PSDI, ricoprendo la carica di vicesindaco. Si dedica anche all'attività di scrittrice, con opere di carattere autobiografico. 

Torna ad abitare nel Mugello, a Vicchio, che considera, lo ha scritto lei stessa, “eterno, unico, paese dell’anima, casa mia” , e dove muore il 9 luglio 2000, all’età di 86 anni

 

Nel 2020 è stato dedicato a lei un giardino all’interno di piazza della Costituzione a Firenze.