CABREO DI VICCHIO

Scoperta l’ origine di rare immagini storiche delle campagne di Vicchio

di Paolo Chiappe (*)

 

 

All’Accademia dei Georgofili di Firenze è conservato un documento cartografico unico nel suo genere tra quelli che riguardano il territorio di Vicchio. E’ una raccolta di disegni di stile a prima vista settecentesco ma senza data, composta da sedici tra vedute e mappe di poderi formato 70X40 cm., resto di un volume più grosso o di più tomi, come si vede dalla numerazione delle carte. In questo fascicolo rilegato c’è la veduta con figure umane del paese murato ripreso in distanza dal Ponte a Montesassi (Ponte a Vicchio), ci sono le vedute di due ville padronali,  ci sono le mappe con particolari figurativi di buona qualità di tredici poderi, dieci dei quali collocati nella valle della Botena nelle parrocchie di Farneto, Paterno, Villore, Rossoio e Ampinana. Insomma si tratta di un cabrèo, uno di quegli impegnativi lavori topografici che i grandi proprietari terrieri si facevano fare da agrimensori e disegnatori spesso bravi, prima dell’introduzione del catasto grafico avvenuta in Toscana intorno al 1830.

L’esistenza di questo cabrèo è stata in parte divulgata mediante la presentazione di alcune sue tavole nel 2012 e 2013 in una mostra e in una una pubblicazione curate dai Georgofili. Però il documento restava tutto da studiare e poneva diversi interrogativi, in primo luogo quelli sulla data di produzione, l’autore delle tavole e il committente. Un po’ misteriosa era e resta anche la maniera con cui l’Accademia ne era entrata in possesso: risulta donato dopo il tragico attentato del 1993 di Via dei Georgofili da una persona di cui si conosce il nome ma che non pare più reperibile.

Il cabrèo porta il titolo generale Fattoria del Mugello e contiene una indicazione minuziosa delle superfici agrarie, particella per particella. La prima carta ci informa che si trattava nel totale di una fattoria di staiora 1465, stiora 1, panora 6, pugnora 9, braccia (quadre) 3 cioè più di duecentocinquanta ettari, non certo piccola.

Una indagine sui documenti catastali dell’Archivio di Stato di Firenze ha portato ultimamente all’identificazione di colui che fu l’ultimo proprietario unico di quei beni e il probabile committente del cabrèo. Si tratta del Cavaliere Anton Vincenzio Bartolini Baldelli: ciò significa che la fattoria ai primi del Settecento apparteneva a una delle più grandi famiglie di proprietari terrieri della Toscana di allora (e attivi nel settore anche oggi, aggiungeremo). Nel 1738 tutti quei beni furono venduti da questo personaggio a vari possidenti del luogo e di Firenze. Il cabrèo potrebbe proprio essere stato commissionato per preparare quella complessa vendita. Una parte estesa di questi poderi fu acquistata dai Pettirossi e da questi, nel 1776, ceduta ai Fabbrini de’Ciabattini già allora proprietari della ben nota fattoria Ciabattini di Farneto, oggi proprietà Fratini. I Fabbrini erano già tra i compratori del 1738 per due unità poderali. I vari poderi dei Fabbrini sono stati poi dispersi nelle vendite frazionarie agli ex mezzadri negli anni Settanta del Novecento, per lo più.

Tra i compratori del 1738 da segnalare anche la famiglia Anderlini o Andrellini, che si aggiudicò fra l’altro le due ville con relativi poderi raffigurate con evidenza nel cabrèo e chiamate Casa Nuova e Maltempo.

La storia di questi due edifici meriterebbe un capitolo a sé. Tutti e due, un po’ trasformati, esistono ancora.

Maltempo si chiama sempre così (ma anche Villa Eugenia) e dopo aver cambiato numerosi proprietari, tra cui nell’Ottocento il noto avvocato Federico Valsini, fa parte da poco di un agriturismo in unione con la vicina Fattoria Le Case.

Invece il nome Casa Nuova è scomparso e di recente è stata apposta sulla facciata di quella che era stata chiamata così l’iscrizione finto-antica “Casale di Vicchio”.  Infatti l’ex dimora è adibita a ristorante tipico. L’antica Casa Nuova, cioè, altro non è che la robusta colonica di chiara origine padronale situata all’inizio dell’ antica  via di accesso alla porta di Ponente del Castello di Vicchio. Lì sboccava la via maestra proveniente da Borgo prima di essere intercettata dalla ferrovia che ha stravolto la topografia di quella zona. La via modernamente è stata intitolata al Carducci, ma tra i vicchiesi è ancora nota come l’Anderlina-l’Andrellina. Il nome popolare della via è dunque una traccia fossile nella lingua locale di quei vecchi possidenti che erano succeduti ai Bartolini Baldelli. Della memoria dei ben più potenti e ricchi Bartolini Baldelli era rimasto però ancora meno a Vicchio.

L’archivio della famiglia Bartolini Baldelli è stato devastato durante la guerra e questo potrebbe avere a che fare con la dispersione del cabrèo di cui ora conosciamo l’origine, anche se si possono solo immaginare le vicissitudini che ha subito fino a che non è riemerso. Un documento unico, non integro, ma importante lo stesso per la storia e la memoria agraria e paesaggistica del Mugello e ancora da analizzare a fondo, anche per tentare una attribuzione dei disegni che non sono firmati ma di buon livello.

 

(*)Paolo Chiappe è l’autore dell’indagine sul cabrèo, intrapresa dopo aver riconosciuto in una delle mappe di questo la raffigurazione del luogo dove abita, presso il Mulino Trasassi, nell’antico popolo di S. Martino al Rossoio.