Chiesa S.Cassiano in Padule

Della pieve antichissima di San Cassiano in Padule, posta originariamente lungo le sponde del torrente Muccione "in un seno dove […] impaludavano […] le acque di quel vallone", la prima notizia risale al X secolo (992) ed è riferita ad un documento di concessione di terre alla chiesa da parte del vescovo di Firenze Podio II, citato in un altro documento del 1376. La sua origine è verosimilmente longobarda (se non addirittura precedente) e dovrebbe risalire all'VIII secolo. Ebbe numerose chiese suffraganee, compresa la prioria di San Giovanni Battista a Vicchio. 

Nel 1315 vi fu annessa la rettoria di San Pietro a Padule. Tra le suffraganee vi era anche San Marino a Pagliericcio (toponimo derivato da palea, paglia, dove fu un castrum Palearici già in età ottoniana, poi dei Guidi e del Vescovo di Firenze), o di Poggio al Ferrale, facente parte di un importante bacino siderurgico dei Conti Guidi, controllato dai nuclei di Villore, Ampinana e Corella.

Il pontefice Giulio II, con breve del 1 dicembre 1506, assegnò questa pieve e le sue rendite per dote al canonicato fondato dalla famiglia Pazzi nella Metropolitana fiorentina, con l'onere di mantenere un vice-pievano.

Si trova in località Le Caselle, piccola frazione lungostrada, in un contesto agreste. A destra (a meridione) è affiancata dalla canonica e dal chiostro e a sinistra (a Settentrione) dalla torre campanaria. All'esterno la facciata presenta una muratura in filaretto. La pianta si articola su un'unica navata.

Prima del terremoto del 1919 era definito un “vasto tempio a tre spaziose navate” e ciò risulta evidente a chi l’osservi dal lato dell’abside rimasto pressoché integro assieme alla testata delle navate originali, appunto tre. Il campanile a torre gotica con coronamento merlato è intonacato a finte bozze con due serie di finestre: bifore e monofore.

La facciata, ricostruita nel 1929 con pietre squadrate e ben allineate, come tutta la parte anteriore, se pur monumentale ha poco a che vedere con le belle strutture originali.  All’ampio portale in stile quattrocentesco con lunetta a tutto sesto priva di immagine, si accede per una gradinata di cinque scalini; più in alto si aprono tre grandi bifore le cui vetrate colorate, opera dei Chini, ritraggono sei figure di Santi.  Il frontone è in stile vagamente romanico.  Sul fianco sinistro si aprono quattro finestroni ad arco strombati, mentre su quello destro si appoggia la canonica. Entrando dalla porta principale, sulla sinistra si trova il fonte battesimale realizzato in pietra e cemento, con piastrelle in terracotta del padre Edoardo Rossi (1874-1934).

Al centro della parete di destra si trova un grande dipinto del ‘400, di un artista locale, raffigurante la Madonna in trono fra due Santi.  Sugli altari laterali, di pietra, comuni statue del Sacro Cuore e della Madonna. Sull’altar maggiore, del XV secolo, proveniente dalla vecchia chiesa di S. Francesco in Borgo S. Lorenzo, il tabernacolo in lavagna finemente cesellato, con cupoletta lavorata a squame; destinato originariamente alla conservazione degli Oli Santi.

Nella sagrestia, oggi conservato in una teca di vetro, si trova il Cranio di S. Epifanio, teologo e Padre della Chiesa, metropolita di Cipro e Vescovo di Salamina (Costanza), morto nel 403.  La reliquia sembra sia stata donata dalle autorità musulmane ai Medici che, a loro volta, ne fecero dono alla Pieve dove veniva venerata dal Sabato Santo al Lunedì di Pasqua.  La reliquia era conservata in una custodia ottagonale a forma di lumiera con manici, in argento massiccio, trafugata dai ladri nel corso della seconda guerra mondiale.

Dalla sacrestia si accede all’antica abside, ai lati della quale restano due semicolonne ed una piccola cripta sotterranea chiusa da un leggero pavimento in legno.  Incassato nella parete di destra, accanto alla più diffusa opera in terracotta del padre Rossi: Il Battesimo di Gesù, si trova un ciborio del 1464, delicato bassorilievo in pietra dono di un fra’ Bernardo di Simone, carmelitano.

Una testa di Ecce Homo in cera, attribuita a Clemente Susini è oggi custodita nella canonica della Pieve di S. Giovanni Battista a Vicchio.

Verosimilmente nell’antica Pieve potrebbero essere stati battezzati sia Giotto che il Beato Angelico.