Oratorio San Filippo Neri

"La mattina del 3 ottobre 1798 una decina di persone provenienti da Vicchio, tra i quali il dott. Giuseppe Guidi, il sacerdote Luigi Savi, Stefano Bianchi e Antonio Cantini, fu ricevuta dal pontefice Pio VI che soggiornava nella Certosa di Firenze. L’anziano successore di Pietro non si trovava lì per propria scelta ma vi era stato confinato in seguito all’occupazione di Roma da parte di Napoleone (morì prigioniero in Francia l’anno successivo). I devoti fedeli mostrarono al papa la statua in cera del Gesù Morto che l’artista Clemente Susini aveva appena finito di realizzare e ricevettero la desiderata benedizione apostolica. L’apprezzamento papale fu più che generoso, dato che elargì notevoli indulgenze non solo a beneficio dei fratelli e delle sorelle iscritti alla locale Confraternita del Santissimo Sacramento ma anche a chiunque avesse contribuito all’erezione di un nuovo oratorio o che avesse pregato di fronte a questo venerando simulacro. Il 3 giugno 1798 era stata infatti costituita a Vicchio la Confraternita del Santissimo Crocifisso e di Gesù Morto, la quale nella prima adunanza aveva deciso di affidare la riproduzione in cera del corpo martoriato del Salvatore al Susini, già famoso in tutta Europa per aver eseguito modelli ostetrici e anatomici per il granduca Pietro Leopoldo e per l’imperatore d’Austria Giuseppe II. La commissione fu portata a termine celermente grazie agli amichevoli rapporti del primo modellatore nell’Officina ceroplastica del Museo della Specola con il confratello Giuseppe Giovannini, medico chirurgo nell’Ospedale di Santa Maria Nuova. L’opera in cera fu trasportata a Vicchio in processione solenne e fu depositata provvisoriamente nella cappella situata proprio accanto alla chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista, che prima delle soppressioni leopoldine era proprietà della Compagnia della Santissima Annunziata. Occorre notare che questa cappella fu distrutta in seguito ai lavori eseguiti nel 1823-27 allo scopo di ingrandire il corpo della pieve, che da allora prese l’inusuale forma ad L che ancora oggi la caratterizza. Nel paese era intanto iniziata la ricerca dei fondi necessari per pagare quanto dovuto al Susini e soprattutto per l’acquisto di una degna sede per venerare il prezioso Gesù Morto. L’appello a contribuire a questa pia impresa fu sottoscritto da 84 benefattori, parte dei quali rinunciarono alla restituzione del prestito elargito. Si interpellarono i possidenti locali per cercare la soluzione più adatta allo scopo e alla fine si ottenne la disponibilità di un casamento che si affacciava sul lato ovest della via “maestra” del castello. Ne era proprietario Giovanni Ciatti, il quale si dichiarò disposto a venderlo con la garanzia che l’oratorio non si sarebbe posto in concorrenza con le autorità ecclesiastiche locali e che avrebbe svolto esclusivamente le funzioni proprie di una confraternita laicale.

Fu anche questa volta il confratello Giuseppe Giovannini a trattare il prezzo d’acquisto dell’immobile, che fu concordato di 180 scudi (cioè ad una somma sicuramente inferiore al valore di mercato allora corrente).

L’atto di vendita alla Confraternita fu rogato l’8 agosto 1805 dal notaio Giovanni Fabbrini, come appare negli atti depositati nell’Archivio di Stato di Firenze (Notarile Moderno, Protocolli, 5940, cc. 68-70). Successivamente iniziò la demolizione delle casette poste nei diversi piani in modo da poter ricavare lo spazio necessario e sicuramente i lavori di ristrutturazione si protrassero per molti mesi. Nel 1815 il nuovo oratorio, dedicato a San Filippo Neri, fu solennemente benedetto e poté così ospitare il Cristo Morto (l’urna lignea dorata che lo contiene fu eseguita solo nel 1827). Agli anni che precedono l’inaugurazione è quindi da far risalire sia l’esecuzione della facciata e la sistemazione dell’interno, decorato poi con una finta volta recante una splendida rappresentazione del Trionfo della Misericordia con gli Angeli in gloria. Si comprende quindi come queste opere d’arte non siano citate nel documentatissimo libro di Giuseppe Maria Brocchi edito nel 1748 né tantomeno nella dettagliata relazione stesa dal podestà Felice Valentino Mannucci nel 1743. I riferimenti presenti nelle pagine della guida di Francesco Niccolai (1914) hanno indotto a ritenere che l’oratorio della Compagnia della Santissima Annunziata, che si dice sia stato edificato nel 1607, fosse il medesimo della Compagnia del Santissimo Sacramento, soppressa nel 1785 e ricostituita nel 1798. Nell’equivoco sono caduti tutti i compilatori delle recenti guide turistiche (persino i redattori del testo relativo ai “luoghi della fede” che si trova davanti all’oratorio) quando hanno attribuito a questa struttura architettonica una datazione seicentesca, del tutto errata poiché non può essere stata certamente realizzata prima del decennio 1805-1815." (Adriano Gasparrini)

Costruito agli inizi del secolo XVII, fu prima oratorio della Compagnia del SS. Sacramento e di Gesù Morto e, dal 1910, dell´Arciconfraternita della Misericordia.
La facciata è a due spioventi, con portale architravato coronato da timpano spezzato e grande finestrone con stipiti e archivolto mistilinei. L´interno è ad aula unica, con soffitto affrescato ad architetture illusionistiche.

Al suo interno, la piccola chiesa conserva interessanti opere d’arte, a cominciare dal gruppo plastico della Madonna col Bambino, collocato in una nicchia della parete destra. Si tratta di una scultura in maiolica policroma e invetriata della fine del secolo XV,, riconducibile alla produzione della bottega robbiana. Con buona probabilità siamo in presenza di un lavoro della bottega di Benedetto o Santi Buglioni, ultimi artefici ed eredi della bottega robbiana, attivi nei primi decenni del XVI secolo. Al momento mancano notizie circa la provenienza dell’opera,  la sua destinazione originaria e le modalità e i tempi con cui è giunta in possesso della Confraternita di Misericordia di Vicchio. Nella parete di fondo, all’interno di una nicchia, è collocata una statua della Vergine addolorata, da segnalare per il fatto di essere vestita con veri abiti di stoffa: si tratta di un esempio, ormai non più così comune nelle chiese, di “Madonna vestita”, un tipo di immagine religiosa particolarmente diffusa in passato e spesso oggetto di specifici culti o devozioni.

L’opera più nota dell’oratorio è, tuttavia, il Cristo morto (raffigurato con gli occhi aperti), statua a grandezza naturale in cera policroma, eseguita da Clemente Susini nel 1798, anno in cui fu anche benedetta da papa Pio VI. L’opera è veramente impressionante per il suo crudo realismo, chiaramente avvertibile nella precisione anatomica in ogni dettaglio della figura del Cristo, disteso all’interno dell’urna lignea, risalente al 1827. La finezza della cura del dettaglio, che si spinge fino alla raffigurazione del reticolo venoso sulle membra, deriva dall’abilità e dall’esperienza del Susini, per anni responsabile della realizzazione delle cere anatomiche ora custodite al museo della Specola a Firenze.

La valle del Mugello, tra l’altro, conserva altre opere del Susini come il Cristo morto della pieve di Santa Maria a Fagna e l’Ecce homo della pieve di San Cassiano in Padule (ora conservato nel museo di arte sacra e religiosità popolare “Beato Angelico” di Vicchio).

 


Indirizzo: Piazza Giotto
Telefono: 055 84 49 980
Per visita contattare la  CONFRATERNITA DELLA MISERICORDIA  http://www.misericordiavicchio.org/


 

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