
Descrizione
Domenica 25 maggio 2025 si terrà a Vicchio la "Marcia di Barbiana 2025". Di seguito il programma:
Ore 09:30 - Raduno presso il Lago Viola;
Ore 10:00 - Partenza della Marcia;
Ore 11:00 - Arrivo a Barbiana e Saluti Istituzionali
Interverranno:
Rosy Bindi, Presidente del Comitato per il centenario della nascita di don Lorenzo Milani;
Vincenzina Schiavone, Dirigente scolastico I.C. Vicchio;
Angela Batistini, Dirigente scolastico I.C. Borgo San Lorenzo;
Padre Bernardo Gianni;
Romano Prodi;
Interventi conclusivi di rappresentanti sindacali della scuola, insegnanti, genitori e studenti.
A seguire si terrà la consegna degli attestati del bando rivolto alle scuole di ogni ordine e grado “Scuola di Pace, Scuola di Barbiana, Scuola che vorrei”.
Si consiglia un abbigliamento sportivo adatto anche in caso di maltempo e di portarsi acqua e pranzo a sacco. In allegato la locandina e il depliant informativo.
Per ulteriori informazioni contattare l'Ufficio Cultura e Turismo al numero 0558439269.
Appello
Il momento presente è difficile e doloroso.
Il mondo sanguina per le molte guerre e la legge del più forte assedia la democrazia, muta in radice i rapporti internazionali, ma anche le relazioni sociali e produttive all’interno delle nostre comunità. La crescita incontrollata delle disuguaglianze socio–economiche e la sopravvivenza faticosa di tante persone nel nostro paese e in tutto l’Occidente sono ignorate in favore di logiche del profitto e di competizione distruttive. Un capitalismo senza freni esalta l’individualismo avido e incrementa la violenza diffusa.
In questo contesto, la corsa agli armamenti impiega risorse tolte alla scuola e alla sanità.
La scuola pubblica non è più una priorità e, se resiste, è grazie alla sola buona volontà degli insegnanti e del personale scolastico. A questo abbandono non dà risposte la retorica sul merito, spesso usata per legittimare privilegi di censo e di nascita, e che costituisce strumento di prevaricazione, teso a dividere il mondo in meritevoli e scartati, a trasformare la scuola nell’ospedale che cura i sani e respinge i malati.
A fronte di questo stato di cose, I CARE costituisce ancora oggi non solo un grido di resistenza, ma un invito perentorio a riscoprire la funzione insostituibile della scuola, come luogo di formazione delle coscienze e dello sviluppo di una mente critica in grado di denunciare i mali della società presente, come pratica quotidiana collaborativa che abitui a discutere, a sentirsi responsabili, a rischiare nel prendere posizione, ad esporsi per capire l’altro, per costruire ponti e sentieri di un cammino comune in vista di un futuro diverso e condiviso. Lo sanno bene con la loro storia di lotte e conquiste sociali i cittadini di questa terra orgogliosa e solidale del Mugello e della provincia di Firenze.
Quel motto intraducibile dei giovani americani migliori, “mi sta a cuore”, “ne ho cura” oggi ha come suo opposto non solo il “me ne frego fascista” e il suo odio per la vita e le diversità, ma anche il motto dei vecchi americani peggiori “there is no alternative”, non c’è alternativa… alla legge del profitto, alla guerra, al successo del più forte e allo scarto del più debole. I CARE oggi vuol dire non rassegnarsi all’idea dell’inevitabile, che non si possa cambiare nulla e convincersi invece che la democrazia muore se i cittadini sovrani non utilizzano le “armi” che la Costituzione assegna loro, a cominciare dal voto.
La scuola di Barbiana e l’opera di Don Lorenzo si fondarono su questi principi e su questa pratica. Barbiana era una scuola di cittadinanza, fondata sul rifiuto dell’individualismo e della competizione distruttiva, che anima la guerra e il mercato predatorio. La scuola di Barbiana ha ancora oggi tanto da insegnare e per questo motivo il tema della Marcia di Barbiana di quest’anno, il 25 di Maggio, sarà SCUOLA MAESTRA DI PACE, per marciare insieme per una scuola strumento di democrazia e di emancipazione sociale, che insegni a collaborare e non a prevaricare, che non lasci indietro nessuno e sia luogo dove si impara a convivere nelle diversità e a comporle, valorizzando ciò che con l’altro abbiamo in comune e non ciò che ci differenzia.